La nuova tendenza del commercio online: packaging e sostenibilità

Il commercio online non è più una novità. Anzi, è all’ordine del giorno.
Sicuramente funzionale e pratico da alcuni punti di vista
ma da quello della riduzione degli sprechi e della sostenibilità, la strada da percorrere è ancora lunga.

packaging e sostenibilità

Dal lontano 1994/1995, anno in cui è stato introdotto l’e-commerce come lo conosciamo oggi, lo shopping online sta sempre più diventando parte integrante della nostra quotidianità. Complice anche il recente lockdown del Covid 19, in molti hanno scoperto la comodità di farsi recapitare la spesa direttamente a casa.

Spesso però ci troviamo di fronte a scatoloni inadeguati, ingombranti imbottiture in plastica ed in polistirolo o in carta. E’ il fenomeno dell’overpackaging, ovvero l’eccesso di imballaggio rispetto all’oggetto da spedire. Questo fenomeno è dovuto al tentativo di evitare il rischio di incorrere in incidenti poco piacevoli durante il trasporto dal magazzino alla porta di casa dell’acquirente. Per un’azienda dover rimborsare o sostituire un prodotto danneggiato è sicuramente una perdita sotto più punti di vista.

Ma nel 2020 c’è da tenere presente anche un altro fattore altrettanto concreto tanto quanto quello di un prodotto danneggiato. Al giorno d’oggi il consumatore finale è sempre più attento e sensibile alle tematiche ambientali e alla lotta agli sprechi.

Una nuova esigenza che sta prendendo sempre più spazio nel mondo della grande distribuzione e non solo. Molte aziende cercano di ridurre il loro impatto ambientale anche attraverso la scelta dei propri packaging. Dalla grammatura della plastica agli imballaggi biodegradabili e/o compostabili. Stessa cosa sta avvenendo, seppur in ritardo, nel comparto del commercio online.

Secondo una ricerca dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma e Spinlife (Università di Padova) presentata alla Marca 2020, il 23% degli italiani al momento dell’acquisto valuta il tipo di materiale utilizzato per l’imballaggio. Invece il 35% dei consumatori valuta insufficiente l’impegno delle aziende nella riduzione dell’impatto ambientale nelle confezioni dei prodotti. Mentre il 62% crede che le azioni messe in campo finora siano appena sufficienti.

Il rapporto tra packaging impiegato e prodotto acquistato online assume maggiore rilevanza anche in termini di brand reputation: sempre più il compito del designer sarà quello di supportare le aziende nell’ottimizzare gli imballaggi in termini di efficienza, sicurezza e sostenibilità.

Per terminare, in funzione esplicativa, citiamo alcuni esempi di un corretto conferimento di un imballaggio online. Se ne abbiamo la possibilità separiamo sempre il nastro adesivo o altri tipi di adesivi presenti nella scatola in cartone, poiché non sono riciclabili. Essi vanno conferiti nella raccolta del SECCO RESIDUO/INDIFFERENZIATO. Non è obbligatorio ma aiuta ad ottenere una raccolta differenziata di qualità.

Riduciamo il volume degli scatoloni, appiattendoli e/o dividendoli in parti più piccole e conferendo il tutto  nella raccolta della CARTA e CARTONE.

Il pluriball, il cuscinetto d’aria, il polistirolo e le chips (sempre in polistirolo) vanno conferiti nella raccolta della PLASTICA, essendo parte integrante dell’imballaggio. Le chips in amido di mais vanno, invece, nella raccolta dell’ORGANICO, solo se scritto esplicitamente che sono compostabili.

La busta imbottita – carta e plastica – buttiamola nella raccolta del SECCO RESIDUO/INDIFFERENZIATO.

Teniamo presente che per un CORRETTO CONFERIMENTO dei RIFIUTI è sempre bene comunque far riferimento alle regole del Comune di appartenenza.

Fonte: Dati ISPRA, Comieco

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